Articoli con tag recessione

Verso un’Europa post – euro?

Italicum_2014_1112 copertina
Il numero novembre-dicembre 2014 del periodico Italicum, che potete scaricare gratuitamente dalla pagina dei downloads

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E’ improbabile che l’Italia possa salvarsi

di Eugenio Orso
reblogged da il blog pauper class di Eugenio Orso

1. La statistica ci insegna che non c’è una perfetta “unidirezionalità”, in quanto esistono sempre probabilità che un evento si verifichi e, nello stesso tempo, probabilità contrarie al suo verificarsi. Accanto a una strada, molto praticata, ce ne può essere un’altra, con opposta direzione, che probabilmente non imboccheremo. A volte, le probabilità che un evento negativo si verifichi sono elevatissime, tali da rendere insignificanti le probabilità contrarie. E’ questo il caso italiano o, più esattamente, della probabilità che ha l’Italia di salvarsi e di uscire da una crisi interminabile, che potrebbe “terminare” il paese.
Di seguito, vedremo perché l’Italia ha bassissime probabilità di uscire dal tunnel della crisi, con l’aggravante che non c’è più il tempo per invertire la direzione di marcia e tutti gli indicatori volgono inesorabilmente al brutto.
E’ bene definire, in primo luogo, quali sono questi indicatori:
a) Indicatori economici e finanziari.
b) Indicatori, o meglio, aspetti sociali e politici.
c) Situazione internazionale e possibile evoluzione geopolitica, nel breve, della stessa.

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Gli USA alla conquista del sistema bancario italiano

di Luigi Tedeschi
“Give me control of a nation’s money and I care not who makes it’s laws.”
—Mayer Amschel Bauer Rothschild

Wall Street
Dall’inizio del 2013 i fondi di investimento americani hanno acquisito partecipazioni nella borsa italiana per 82 miliardi di euro. Il valore delle partecipazioni americane è cresciuto dal 2013 di 30 miliardi. I fondi americani hanno acquistato soprattutto titoli bancari ed il valore delle partecipazioni da essi detenute è oggi pari a circa il 22% dell’intero settore bancario italiano. Sulla scia dell’interesse dimostrato dai fondi americani per i titoli bancari italiani si è verificato nella scorsa settimana l’aumento record delle quotazioni di MPS di quasi il 20%. Il fondo Blackrock, che è attualmente il maggiore investitore estero nella borsa italiana, possiede una partecipazione al capitale di Banca Intesa del 5% e potrebbe presto entrare con quote consistenti nello stesso MPS. Secondo recenti stime, il 20% dei titoli quotati in Piazza Affari è in mano americana. Tale situazione pone serie ipoteche circa le prospettive future del sistema creditizio italiano.
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Renzi rottamerà anche l’Italia?

di Luigi Tedeschi
Merkel + Renzi
Arriva Renzi, largo dunque al nuovo che avanza? La personalità eccentrica e ciarliera di Renzi sembra garantire, piuttosto che un futuro radioso, la conservazione di questo immobile presente cui l’Italia sembra essere condannata. Non deve nemmeno stupirci il fatto che il probabile governo Renzi sia sorto in una assise del PD, con contemporanea destituzione dell’uscente governo Letta, che nessun governo italiano sia più legittimato dal consenso del popolo, che il parlamento sia stato esautorato dei propri poteri istituzionali, fagocitati da un presidenzialismo strisciante, che nomina ed esautora governi in spregio alla costituzione. Dalla nascita del governo Monti, sorto non solo grazie ad iniziative poco trasparenti del presidente Napolitano, ma soprattutto a seguito delle pressioni delle oligarchie finanziarie della BCE, la politica italiana ha subito dei mutamenti sistemici di carattere istituzionale, che hanno profondamente inciso sulla stessa sovranità politica del nostro paese. Non è un caso che la Merkel faccia apertamente pressioni per una rapida soluzione della crisi e per la nascita dell’auspicato governo Renzi.
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L’UE vuole diminuire le emissioni e aumentare le fonti rinnovabili: e il governo Letta?

di Luigi Tedeschi
emissioni-GHG_EU
Dal sito de Min. dell’Ambiente – Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha avviato oggi una serie di incontri istituzionali alla luce della proposta di ieri della Commissione europea di tagliare del 40% le emissioni di CO2 e di puntare ad una quota del 27% di energie rinnovabili entro il 2030. Il ministro ha avuto questa mattina un colloquio bilaterale con il ministro inglese per l’Energia e i cambiamenti climatici Ed Davey. Durante il colloquio Orlando e Davey hanno confrontato i diversi approcci rispetto all’impegno della riduzione delle emissioni in modo da definire la più efficace strategia di impegno sui cambiamenti climatici in vista del Consiglio europeo di marzo che dovrà definire la posizione degli Stati membri.
Magari ci si potrebbe chiedere perché il nostro ministro ha incontrato per primo il suo omologo inglese all’indomani dell’ultima proposta della Commissione in materia ambientale, dopo aver firmato – insieme ad altri ministri europei – una lettera che caldeggia la diminuzione delle emissioni. E’ forse in vista una qualche nuova strategia ambientale ed energetica italiana? Considerando però l’insipienza dimostrata finora da Orlando – un “carneade” sconosciuto anche tra gli addetti ai lavori, nominato ad un ministero considerato poco o nulla dai partiti del governo – c’è da dubitarne.
In effetti, il proposito della Commissione suona bene dal punto di vista ambientale, ma spesso nell’Unione Europea le iniziative di salvaguardia dell’ambiente possono aprire o nascondere grandi conflitti di interesse tra gli Stati Membri.
Intendiamoci, ad opinione di chi scrive, una vera riduzione delle emissioni di gas-serra sarebbe assolutamente auspicabile, almeno per non aggravare ulteriormente il nostro contributo alle variazioni climatiche, le cui devastazioni sono sotto gli occhi di tutti. Così come sarebbe auspicabile un aumento ben più consistente della quota di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolico), con i dovuti criteri. <br>

Comunque, la partita che si apre con la proposta di riduzione delle emissioni in EU basata sull’aumento della quota di energie rinnovabili non riguarda certo solo la materia ambientale, ma soprattutto le politiche energetiche, che vedono situazioni molto diverse tra gli Stati Membri, e per alcuni versi ancora in divenire.

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L’Italia di Letta – Saccomanni: credit crunch e recessione

di Luigi Tedeschi
credit crunch

Il governo Letta – Saccomanni, a fronte di uno stato di recessione economica del paese, che registra un incremento della disoccupazione al 12,7% (con punte del 41% tra i giovani), continua ad enfatizzare con toni trionfalistici il calo dello spread, che ha raggiunto quota 200, riportandosi ai livelli ante-crisi del 2011. In realtà il calo dello spread è conseguenza della politica della BCE che ha erogato miliardi di liquidità alle banche al tasso dell’1%. Il sistema bancario ha impiegato larga parte di tale liquidità nell’acquisto massiccio di titoli di stato, realizzando in tal modo rilevanti profitti sugli interessi del debito pubblico.
Oggi, 403 miliardi di titoli di stato sono detenuti dalle banche , e 204 dalle assicurazioni. Il debito sovrano è dunque in larga parte detenuto dalle banche, che mediante tali acquisizioni in massa, hanno contribuito ad allentare le tensioni speculative sul debito pubblico italiano, che comunque resta esposto ai rischi di condizionamento eccessivo da parte di un sistema bancario la cui capitalizzazione è oggi assai problematica e perennemente soggetto alla instabilità dei mercati finanziari. L’impiego della liquidità fornita dalla BCE nel debito pubblico, se si è dimostrato assai redditizio per le banche, ha però determinato una rilevante riduzione del credito erogato alle imprese e ai privati, comportando perciò un calo determinante della produzione e dei consumi. Pertanto l’aumento della disoccupazione non è che un effetto conseguente. La recessione economica che grava sull’intera collettività, rappresenta il costo sociale imposto agli italiani a fronte della stabilizzazione dei tassi di interesse sul debito pubblico, che ha portato al calo dello spread. I finanziamenti alle imprese sono diminuii nel mese di novembre del 6%.
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