Articoli con tag costanzo preve

Isis, Ucraina, Grecia, e l’Europa che non c’è

Il numero gennaio-febbraio 2015 del periodico Italicum, che potete scaricare gratuitamente dalla pagina dei downloads

Italicum gennaio-febbraio 2015

Italicum gennaio-febbraio 2015

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Verso un’Europa post – euro?

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Il numero novembre-dicembre 2014 del periodico Italicum, che potete scaricare gratuitamente dalla pagina dei downloads

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Caro Costanzo,

Costanzo_Preve
oggi 23 novembre è un anno che non sei più tra noi. Sembra passato tanto tempo, come se con la tua vita terrena si fosse posto fine ad un’epoca, sembra essere svanito un modo di essere di una comunità di giovani ed anziani, di colti ed incolti, di personaggi delle più diverse ed opposte provenienze, avvicinatisi tutti a te per ansia di sapere, di conoscere il tempo in cui viviamo e soprattutto trascinati dalla passione di non essere rassegnati al fatalismo imperante dinanzi ad un nemico che pare invincibile. La tua umanità, il tuo dialogo serrato, era capace di infondere in tutti l’ansia di conoscere le cause e le radici profonde di questo tragico ed insieme oscuro presente.
Hai creato intorno a te una comunità spontanea, superando i dogmi ed i pregiudizi ideologici, senza proclami, manifesti e promesse messianiche di improbabili paradisi futuribili. Una comunità che si è riunita intorno a te, attratta da un pensiero non conforme, una voce estranea alla omologazione a questo presente capitalista, che tutto fagocita nell’economicismo globale, nella sua gabbia d’acciaio immanente.
Sulle ceneri della fine delle ideologie novecentesche, sembra svanire ogni possibile prospettiva di future trasformazione della società. L’avvento della globalizzazione liberista distrugge infatti qualsiasi orizzonte del divenire della storia. Con la globalizzazione e quindi con il dominio mondialista della superpotenza USA.
Caro Costanzo, tu non hai mai fatto mistero della tua emarginazione, che anzi ha costituito per te un motivo di orgoglio, dinanzi ai tradimenti dei tuoi vecchi compagni, che hanno preferito fama mediatica e gratificazioni materiali vendendo se stessi a la propria coscienza alla mercificazione capitalista e all’indifferentismo etico. Hai preferito la solitudine e l’avventura del pensiero alla morte dello spirito.
La tua innata coerenza non è stata l’etica dell’epigone di un mondo scomparso, perché il tuo pensiero non è un lascito testimoniale del ‘900 ormai concluso, ma la presa di coscienza di un momento storico di estrema decadenza di valori etici comunitari verificatosi con l’avvento del capitalismo assoluto. Momento storico cui occorreva dare risposte in termini filosofici e politici. Sei stato l’immagine vivente delle idee universali della filosofia che sopravvivono alle catastrofi materiali e morali di questa umanità, perchè solo in tali idee si può ricercare la genesi, lo sviluppo, il fine stesso della storia, perché la filosofia è ricerca incessante della verità. E’ stata infatti la ricerca inesausta della verità il principio e il fine ultimo della tua opera. Verità oscurata e ripudiata dal relativismo etico imperante.
Il grande valore umano prima che culturale del tuo pensiero è dato dalla coscienza che nella filosofia non si danno mai risposte definitive. Hai infatti sconfessato le pseudo verità dogmatiche delle ideologie, in nome della libertà del pensiero e soprattutto hai affermato il concetto del limite proprio della filosofia greca. Se nel nostro tempo sono illimitate la ricchezza, la produzione, la finanza, il consumo e il progresso, sono anche senza limiti la povertà, l’oppressione, il debito, il default, insieme con la brama di dominio militare e politico sull’intera umanità. L’illimitatezza esprime il pervertimento di una umanità in cui le strutture sociali comunitarie si vanno dissolvendo e con esse gli stati, i popoli, le identità individuali e collettive. Il senso del limite è il fondamento della “buona vita” aristotelica, dell’essere sociale dell’uomo, che oggi rappresenta il cardine di ogni forma di resistenza al capitalismo assoluto.
Le tue idee hanno un profondo significato rivoluzionario, perché in esse si scorgono le potenzialità di trasformazione sociali, etiche e politiche future, anche se ancora non se ne può pronosticare il verificarsi.
Hai lasciato in noi un vuoto profondo, è venuta a mancare la risposta a tanti perché, un punto di riferimento morale, ancor prima che culturale e politico. Ma è proprio in questo vuoto che avvertiamo la tua presenza, perché esso ci induce a far nostro il tuo pensiero, che costituisce il necessario parametro del nostro giudizio critico. Vogliamo essere con te i precursori dei nuovi tempi. Tu stesso hai affermato: “Non ci sono ovviamente garanzie, ma credo che si incominci ad intravvedere la strada giusta: bisogna cominciare a resistere, essere pienamente coscienti che è giusto farlo, non farsi spaventare dall’ultimatum , e soprattutto sapere che nessun mito emancipatore si è ancora costituito e mondializzato, ma ne esistono i primi vagiti e i primi presupposti. E’ già abbastanza”
Luigi Tedeschi

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La quarta guerra mondiale

Italicum sett-ott-2014
Il numero settembre-ottobre 2014 del periodico Italicum, che potete scaricare gratuitamente dalla pagina dei downloads

Editoriali
Luigi Tedeschi: Quanto durerà la “gabbia d’acciaio” europea? 2
Marco Della Luna: Dove portano queste riforme 5

Focus: La quarta guerra mondiale
Costanzo Preve: La quarta guerra mondiale 9
Franco Cardini: Ancora sull’Isis: un tocco di esoterismo, una punta di simbolismo… 15
Agostino Fusar Poli: L’Italia a rimorchio di UE ed USA contro la Federazione russa 17
Claudia Regina Carchidi: L’Argentina marcia verso un altro incubo 19

Attualità
Mario Porrini: La Farnesina senza guida dimentica i marò 20
Augusto Sinagra: Enrico Letta, Scozia indipendentista ed unione europea 21

Cultura
Adriano Segatori: Relativismo buonista e perbenismo ipocrita 24
Eugenio Orso: Un’altra specie 25
Luca Lonello Rimbotti: Giovanni Gentile: dal marxismo all’umanesimo del lavoro 27
Carlo Bertani: Andarsene 30

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L’indipendenza della Scozia è un evento auspicabile oppure no?

di Luigi Tedeschi
nazionalista-scozzese
L’indipendenza della Scozia è un evento auspicabile oppure no? Il referendum del 18 settembre ha un rilievo che travalica la eventuale secessione della Scozia dal Regno Unito di cui da secoli è stata parte integrante. L’autodeterminazione dei popoli è un principio sancito dalle Nazioni Unite e che ha determinato le sorti della geopolitica europea dalla prima guerra mondiale in poi. Non c’è dunque da rammaricarsi per lo smembramento di un Regno Unito che è stato fondato in concomitanza della conquista degli stati limitrofi e ha poi esteso il suo dominio coloniale sui continenti nel corso dei secoli passati. Le identità dei popoli nell’era della globalizzazione spesso si riaffermano quali fenomeni di rigetto verso un sistema di dominio economico e politico planetario.
La Scozia, fu unita all’Inghilterra mediante la sigla dell’ Act Union del 1707, che diede vita alla Gran Bretagna. In realtà tale unione rappresentò una annessione all’Inghilterra, che estese il suo dominio politico ed economico sulla Scozia. L’Inghilterra e la Scozia avevano identità e cultura tra loro diverse. Nel ‘500 il regno scozzese era legato alla Francia in funzione anti inglese. Con la riforma protestante la Scozia divenne calvinista e aderì alla Chiesa presbiteriana, contrapponendosi a quella anglicana. La conquista inglese comportò la recinzione delle terre comuni e la creazione di fattorie con relativa gestione in forma capitalista della agricoltura locale. Gli inglesi inoltre si appropriarono di vaste aree già destinate al pascolo che divennero tenute adibite all’allevamento e alla caccia. Tali trasformazioni dell’agricoltura scozzese rappresentarono un colpo mortale per la cultura autoctona e per una economia già dedita alla pastorizia. I mercanti scozzesi furono inoltre esclusi dalle reti commerciali instauratesi tra l’Inghilterra e le colonie delle Indie orientali e del Nord America. L’impoverimento della popolazione determinò massicce ondate migratorie scozzesi e l’arruolamento in massa nell’esercito inglese. La rivoluzione industriale favorì l’inurbamento della popolazione nella città di Glasgow, dando vita alla povertà diffusa di un proletariato industriale che duramente pagò le conseguenze delle crisi economiche susseguitesi. Tali eventi sono rimasti nella memoria storica del popolo scozzese e hanno suscitato alla lunga un sentimento indipendentista, quale recupero di una identità perduta.
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The Day After

Il numero di ITALICUM aprile-maggio 2014,
che puoi scaricare come file PDF dalla pagina dei downloads

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Editoriali
Eugenio Orso: The day after, ossia l’Italia senza speranza 2
Mario Porrini: Occasione mancata 3

Focus: The day after
Luigi Tedeschi: Renzi, l’uomo della conservazione impossibile 5
Intervista a Marco Della Luna autore del libro “Sbankitalia” 7
Stefano De Rosa: Le ragioni del populismo 10
Augusto Sinagra: Nel nuovo parlamento europeo cambierà qualcosa? 11
Alain de Benoist: Europa mercato o Europa politica 13

Esteri
Eduardo Zarelli: Ucraina: l’occidente contro l’Europa 17

Cultura
Costanzo Preve: Orizzonti di resistenza all’americanismo 22
Adriano Segatori: Trasgressori senza dignità 27
Luca L. Rimbotti: La ricostruzione del sistema: capolavoro del sessantotto 29

Attualità
Carlo Bertani: Piccola storia ignobile 31
Roberta Dassie: Ufo e Alieni: il fenomeno è reale? 33

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Venezuela: il paese che ha sfidato la globalizzazione

di Luigi Tedeschi
Nicolas Maduro - foto Agencia Brasil
In Venezuela la crisi economica si aggrava, ma, al di là delle carenze delle riforme messe in atto da Chavez, la crisi è soprattutto politica. Essa riguarda il sistema politico – sociale imposto da Chavez ed ereditato dal suo successore Maduro. Ad un anno dalla morte di Chavez, il Venezuela è un paese dilaniato da scontri tra fazioni governative e di opposizione, che hanno causato decine di morti. L’illegalità è incontrollabile, si contano circa 25.000 omicidi all’anno, in larga parte impuniti, la produzione è allo stremo, si registrano ovunque carenze di beni di prima necessità, l’inflazione è alle stelle.
Il Venezuela è un paese la cui economia è in larga parte dipendente dalle esportazioni di petrolio e tutta la sua storia politica recente, dominata dal governo del partito di Chavez, ha evidenziato una divisione insanabile tra due schieramenti opposti quantitativamente quasi equivalenti pro e contro Chavez. Maduro ha ereditato una situazione già compromessa in termini di conflittualità sociale, violenza incontrollata, crisi economica dilagante. Gli oppositori rimproverano al chavismo una politica di stampo socialista che ha imposto prezzi politici ai prodotti alimentari, che hanno determinato il fermo della produzione. Ma è altresì attivo un fiorente mercato nero ai confini con la Colombia di carburanti e derrate alimentari, generi che sono oggetto di accaparramento da parte di imprenditori e funzionari corrotti. Il Venezuela è quindi costretto ad una importazione massiccia di prodotti alimentari, che assorbe larga parte delle rendite petrolifere. Il carburante è venduto in Venezuela a prezzi irrisori e il contrabbando produce profitti anche del 1000%. L’inflazione galoppante, intorno al 50% annuo, è causa ed effetto della fuga dei capitali ricavati dai proventi petroliferi verso l’area delle valute forti operata da manager della grande industria.
Scontri e manifestazioni violente si susseguono con cadenza giornaliera e l’informazione propagata dai media internazionali non è un modello di obiettività. Sui social network vengono proposte ossessivamente immagini della violenza praticata dalla polizia e da squadre chaviste. Una informazione a senso unico, che denuncia, secondo la vulgata ideologica occidentale, le violazioni dei diritti umani, tacendo sulla organizzazione dei movimenti di opposizione e sulla tecnica di destabilizzazione messa in atto dall’esterno del paese. Una situazione di destabilizzazione interna realizzata secondo una strategia identica già praticata in Ucraina, Serbia, Libia, Egitto, Siria, Turchia.
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In memoria di Preve

di Diego Fusaro – 23/11/2013

Fonte: lospiffero

È scomparso il 23 novembre il filosofo Costanzo Preve. La sua notorietà era inversamente proporzionale alla sua statura intellettuale. Pochi (o comunque non abbastanza), anche tra gli addetti ai lavori, conoscevano il suo nome, il suo pensiero, le sue numerosissime opere. Dopo aver studiato in Francia sotto la guida di Hyppolite, Preve ha vissuto a Torino: città alle cui logiche si è sempre sentito estraneo, vivendo, di fatto, come uno straniero in patria.
La città, probabilmente, non tributerà il degno ricordo al filosofo. Ed è anche per questo che ho deciso di ricordarlo io in questa sede. È per me un dovere, anche se mi costa molta sofferenza. È un dovere perché Costanzo è stato il mio maestro a Torino e perché vi era una profonda amicizia che mi legava a lui fin dal 2007. Non è facile parlarne, come sempre accade quando scompare una persona a noi vicina, a cui volevamo autenticamente bene. Con Costanzo, se ne va anche un pezzo – e non secondario – della mia vita e del mio legame con la città di Torino.

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In morte di Costanzo Preve

di Eugenio Orso
Questa mattina avevo intenzione di scrivere un post dal titolo “Un’altra Europa non è possibile”, per smentire tutti coloro che ammettano la negatività dell’euro e delle “istituzioni unioniste”, puntelli della dittatura europoide, ma credono che “un’altra Europa sia possibile”, buona, giusta, democratica, e farneticano sulla possibilità futura dei cosiddetti stati uniti d’Europa.
Purtroppo, a metà mattinata mi ha telefonato l’amico Luigi Tedeschi, di Roma, per comunicarmi una triste notizia.
La morte del filosofo Costanzo Preve, da qualche tempo gravemente malato, sottoposto a chemioterapia e ormai quasi allettato.
Classe 1943, di padre piemontese e di madre greco-armena, laurea in filosofia alla Sorbona di Parigi, studi di ellenistica ad Atene e laurea in scienze politiche all’università di Torino, dove viveva e dove ha insegnato nei licei, Costanzo ha rappresentato, in particolare dal 1999 in poi, una delle rare voci critiche, libere e autenticamente anticapitaliste nate nel mondo marxiano e marxista europeo-mediterraneo.
Silenziato dai media, costretto, in Italia, a pubblicare le sue opere con piccole case editrici, accusato talora di rosso-brunismo dalle piccole tacche postcomuniste della pseudocultura asservita al nuovo capitalismo, Costanzo, come tutte le grandi personalità – nel nostro paese, ad esempio, Antonio Gramsci – ha semplicemente seguito la sua strada, in solitudine e coerenza, con grande determinazione e coraggio personale, senza badare ai costi che avrebbe dovuto sopportare. Per lui il silenziamento, l’isolamento e talora gli attacchi denigratori e gratuiti, per Gramsci ai suoi tempi la prigione.

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Costanzo Preve non è più tra noi

di Luigi Tedeschi

La parabola umana di Costanzo Preve si è conclusa.

Tutti noi suoi amici sentiamo che una parte di noi stessi scompare. Quella parte di umanità nostra originaria, unica e personale che si è creata attraverso un rapporto intenso, coltivato per anni, in cui reciprocamente ci si riconosce, nei pensieri, nel modo di vivere, di vedere sé stessi, gli altri e il mondo che ci circonda, nella volontà di vivere il proprio tempo come una necessaria premessa per il futuro. Attraverso l’amicizia profonda si conosce l’altro e nello stesso tempo ognuno di noi scopre sé stesso. La nostra vita è breve, è un evento circoscritto entro limiti ben precisi. Ed è proprio questo senso del limite, connaturato alla natura umana, estraneo al mondo contemporaneo, ma profondamente radicato nella filosofia greca antica, che Costanzo ha sempre assunto come principio fondamentale del proprio pensiero filosofico, a costituire la necessaria premessa delle singole comunità storiche, che insieme costituiscono dei momenti storico – temporali della comunità umana universale. Il senso del limite comporta a sua volta la necessaria consapevolezza della morte, quale esito terminale della nostra esistenza. Ma il nichilismo della morte, è un momento dialettico che viene superato attraverso l’universalità del pensiero, dalla nostra capacità di conferire un senso alla nostra vita nella misura in cui il nostro essere singoli individui acquista la coscienza di essere partecipe di questa eterna universalità del pensiero.

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