Articoli con tag BCE

Verso un’Europa post – euro?

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Il numero novembre-dicembre 2014 del periodico Italicum, che potete scaricare gratuitamente dalla pagina dei downloads

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Calo del Pil: un nuovo esproprio previdenziale

di Luigi Tedeschi
pensionati
La recessione italiana è senza sbocchi. Le legislazioni antisociali attuate su diktat europeo non potranno che renderla irreversibile. Il calo del Pil infatti decurta le future pensioni. L’abbattimento progressivo dello stato sociale, che aveva già sortito effetti penalizzanti sulle pensioni con la riforma Dini del 1995, che aveva introdotto il sistema contributivo in luogo di quello retributivo, e la successiva riforma Fornero, che ha allungato la vita lavorativa fino a 67 anni, si è reso ancor più evidente con il calo del Pil. Infatti, secondo quanto stabilito dalla riforma Dini, il montante contributivo, cioè l’ammontare dei versamenti effettuati dai contribuenti, viene rivalutato ogni anno ad un tasso di capitalizzazione calcolato sul Pil degli ultimi 5 anni.
Il Pil italiano non cresce dal 2011 e registra un decremento del 5,5 % rispetto al 2009. Quindi un Pil negativo registratosi nel 2013, dà luogo ad un tasso di capitalizzazione negativo (- 0,1927%), che determina non una rivalutazione, ma una svalutazione del montante contributivo, con conseguente decurtazione delle future pensioni. Date le fosche previsioni per i prossimi anni circa la crescita in Italia, la cui economia dovrebbe anzi registrare stagnazione se non ulteriore recessione, tali effetti, già penalizzanti, potrebbero ripetersi ed accentuarsi nei prossimi anni. Si prevede per il 2014 un decremento del Pil dello 0,4%.
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The Day After

Il numero di ITALICUM aprile-maggio 2014,
che puoi scaricare come file PDF dalla pagina dei downloads

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Editoriali
Eugenio Orso: The day after, ossia l’Italia senza speranza 2
Mario Porrini: Occasione mancata 3

Focus: The day after
Luigi Tedeschi: Renzi, l’uomo della conservazione impossibile 5
Intervista a Marco Della Luna autore del libro “Sbankitalia” 7
Stefano De Rosa: Le ragioni del populismo 10
Augusto Sinagra: Nel nuovo parlamento europeo cambierà qualcosa? 11
Alain de Benoist: Europa mercato o Europa politica 13

Esteri
Eduardo Zarelli: Ucraina: l’occidente contro l’Europa 17

Cultura
Costanzo Preve: Orizzonti di resistenza all’americanismo 22
Adriano Segatori: Trasgressori senza dignità 27
Luca L. Rimbotti: La ricostruzione del sistema: capolavoro del sessantotto 29

Attualità
Carlo Bertani: Piccola storia ignobile 31
Roberta Dassie: Ufo e Alieni: il fenomeno è reale? 33

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Renzi, l’uomo della conservazione impossibile

di Luigi Tedeschi

Per un Berlusconi che finisce, ne nasce subito un altro. Trattasi dei miracoli della politica
mediatica, che si alimenta di miti virtuali senza soluzione di continuità.E’ la virtualità mediatica che presiede ai destini della politica, e che ha determinato l’imprevisto plebiscito pro – Renzi. Qualche slogan ispirato al rinnovamento, alla rottamazione della vecchia leadership PD, unitamente a qualche manovra demagogica (80 euro) in stile berlusconiano, sono bastati a creare un nuovo leader, che secondo sinistre previsioni potrebbe inaugurare un ventennio renziano dopo quello berlusconiano. Renzi sarebbe dunque interprete dell’ansia di rinnovamento di un popolo italiano sempre più distaccato dalla politica e rassegnato alla decadenza. Il successo di Renzi è dovuto, oltre che all’impatto mediatico della nuova politica basata sul personalismo del leader, alla dimensione dirigista e oligarchica che ha assunto la politica negli ultimi anni. Il rinnovamento non nasce da forze politiche nuove che, forti del consenso popolare si sostituiscono alla vecchia classe dirigente, ma bensì dall’alto, da quegli stessi partiti di governo (vedi PD), già responsabili del disastro economico e sociale scaturito dall’adesione italiana alla UE e all’euro. Un rinnovamento che giunge dall’alto e non dal basso, non può che tradursi in una nuova restaurazione di un vecchio ordine che si perpetua nella sua sostanziale continuità. Renzi infatti ha conquistato il consenso, perché legittimato dalle istituzioni finanziarie europee, sarà l’uomo che dovrà realizzare quelle riforme liberiste imposte dall’Europa: tutto ciò che non hanno fatto Prodi e Berlusconi, dovrà farlo Renzi. Il successo renziano si basa sulla esigenza di sicurezza e stabilità espressa sia dal voto del 25 maggio che dalle oligarchie finanziarie europee, dinanzi ai timori suscitati dall’ondata euroscettica, impersonata in Italia dal dissenso mediaticamente demonizzato del M5S.
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Sbankitalia: come i partiti derubano gli italiani dietro la facciata dell’integrazione europea

Marco della Luna: Sbankita, ed. Arianna Editricel
Luigi Tedeschi intervista Marco della Luna, autore del libro

1. D.: Gli accordi Ecofin di fine dicembre 2013, che prevedono la devoluzione delle funzioni di vigilanza bancaria alla BCE, il cui intento ufficiale sarebbe quello di rafforzare la capitalizzazione del sistema finanziario, al fine di scongiurare i rischi di default emersi all’indomani della crisi del 2008, in realtà rappresentano un ulteriore rafforzamento del sistema bancario centrale europeo, a danno degli stati e delle banche più deboli. Tra l’altro, verranno sottoposti a stress test i titoli del debito pubblico degli stati. In realtà il coefficiente di rischio del debito pubblico è quasi nullo. I titoli pubblici vengono acquistati e restituiti dalle banche alla scadenza allo stesso valore. Variazioni possono verificarsi solo se i titoli vengano alienati prima della scadenza, ai valori di mercato. Tali stress test di per sé aumentano artificialmente il coefficiente di rischio e quindi tale procedura, potrebbe distogliere gli investitori dall’acquisto dei titoli pubblici dell’area euro, con relativo aggravio degli interessi sul debito degli stati. Le nuove procedure di vigilanza sono particolarmente perniciose per gli stati più deboli, che, con gli evidenti segnali di deflazione manifestatisi recentemente, vedono aggravarsi la loro situazione debitoria, indipendentemente dai ribassi dello spread. Nell’ambito bancario invece, vengono penalizzate specialmente le banche locali (popolari, cooperative ecc.), che esercitano il credito a breve, in quanto sottocapitalizzate ai sensi dei principi di verifica degli stress test. Vengono quindi penalizzati gli istituti che esercitano il credito verso la piccola e media impresa e i privati, in quanto dette banche incontreranno maggiori difficoltà nell’erogare il credito, dovendo effettuare gravosi accantonamenti a fronte delle concessioni dei prestiti. Non è questo accordo una ulteriore fase del processo di dissolvimento della economia reale a favore della economia finanziaria?
R.: Certamente. La fase precedente era una fase di capitalismo finanziario, in cui il settore produttivo dell’economia era dominato dalla finanza e dalla sua logica budgetista, con tagli a investimenti, innovazione, impiantistica, formazione, e puntava alla massimizzazione della rendita del capitale. Ora, come spiega Nino Galloni, siamo entrati in una nuova fase, quella del capitalismo ultrafinanziario, in cui la finanza si interessa solo di sé, di congegnare, moltiplicare e collocare titoli prescindenti da qualsivoglia sottostante reale, e di riconfezionarli spacciandoli con nuove forme derivate quando entrano in crisi, e ultimamente di far intervenire, con enormi creazioni di denaro fresco, la banca centrale di emissione per assorbirli quando proprio divengono improponibili (cash for trash, q.e., ltro) e quando bisogna rifinanziare le banche destabilizzate dagli azzardi di chi le maneggia. Tutto questo senza curarsi del finanziamento dell’economia reale e di salvaguardare l’occupazione e il pil.

Marco Della Luna: Cimiteur

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Renzi rottamerà anche l’Italia?

di Luigi Tedeschi
Merkel + Renzi
Arriva Renzi, largo dunque al nuovo che avanza? La personalità eccentrica e ciarliera di Renzi sembra garantire, piuttosto che un futuro radioso, la conservazione di questo immobile presente cui l’Italia sembra essere condannata. Non deve nemmeno stupirci il fatto che il probabile governo Renzi sia sorto in una assise del PD, con contemporanea destituzione dell’uscente governo Letta, che nessun governo italiano sia più legittimato dal consenso del popolo, che il parlamento sia stato esautorato dei propri poteri istituzionali, fagocitati da un presidenzialismo strisciante, che nomina ed esautora governi in spregio alla costituzione. Dalla nascita del governo Monti, sorto non solo grazie ad iniziative poco trasparenti del presidente Napolitano, ma soprattutto a seguito delle pressioni delle oligarchie finanziarie della BCE, la politica italiana ha subito dei mutamenti sistemici di carattere istituzionale, che hanno profondamente inciso sulla stessa sovranità politica del nostro paese. Non è un caso che la Merkel faccia apertamente pressioni per una rapida soluzione della crisi e per la nascita dell’auspicato governo Renzi.
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L’Italia di Letta – Saccomanni: credit crunch e recessione

di Luigi Tedeschi
credit crunch

Il governo Letta – Saccomanni, a fronte di uno stato di recessione economica del paese, che registra un incremento della disoccupazione al 12,7% (con punte del 41% tra i giovani), continua ad enfatizzare con toni trionfalistici il calo dello spread, che ha raggiunto quota 200, riportandosi ai livelli ante-crisi del 2011. In realtà il calo dello spread è conseguenza della politica della BCE che ha erogato miliardi di liquidità alle banche al tasso dell’1%. Il sistema bancario ha impiegato larga parte di tale liquidità nell’acquisto massiccio di titoli di stato, realizzando in tal modo rilevanti profitti sugli interessi del debito pubblico.
Oggi, 403 miliardi di titoli di stato sono detenuti dalle banche , e 204 dalle assicurazioni. Il debito sovrano è dunque in larga parte detenuto dalle banche, che mediante tali acquisizioni in massa, hanno contribuito ad allentare le tensioni speculative sul debito pubblico italiano, che comunque resta esposto ai rischi di condizionamento eccessivo da parte di un sistema bancario la cui capitalizzazione è oggi assai problematica e perennemente soggetto alla instabilità dei mercati finanziari. L’impiego della liquidità fornita dalla BCE nel debito pubblico, se si è dimostrato assai redditizio per le banche, ha però determinato una rilevante riduzione del credito erogato alle imprese e ai privati, comportando perciò un calo determinante della produzione e dei consumi. Pertanto l’aumento della disoccupazione non è che un effetto conseguente. La recessione economica che grava sull’intera collettività, rappresenta il costo sociale imposto agli italiani a fronte della stabilizzazione dei tassi di interesse sul debito pubblico, che ha portato al calo dello spread. I finanziamenti alle imprese sono diminuii nel mese di novembre del 6%.
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La rivoluzione è possibile?

Il nuovo numero di ITALICUM novembre-dicembre 2013,
che puoi scaricare come file PDF dalla pagina dei downloads
La rivoluzione è possibile? - copertina

FOCUS: La rivoluzione è possibile ?
Eugenio Orso: Lo sgretolamento del sistema inizia con i Forconi 3
Marco Della Luna: L’impossibile e sterile rivoluzione contro la casta 5
Carlo Bertani: Noi, voi, loro. E la necessaria rivoluzione – Parte seconda 7
Lutes: Il male oscuro italiano si chiama deflazione 11
Ettore Rivabella:
L’ Affaire Telecom 13

Editoriale
Luigi Tedeschi: Costanzo Preve non è più tra noi 2

Cultura
Costanzo Preve: Sulla rivoluzione 17
Adriano Segatori: Tentazioni pericolose 20
Luca Leonello Rimbotti: L’Europa che non c’è 22
Augusto Sinagra: Aspettando Silla 24
Gian Luigi Cecchini:”Meditazioni” sui concetti di ordine e disordine 26

Attualità
Mario Porrini: Genitori del terzo millennio 27
Laura Gardin: Un’Alba Dorata all’italiana? 28

Esteri
Claudia Regina Carchidi: Quale ricetta per il Paraguay? 31
Agostino Fusar Poli: I ricatti della Troika nell’Est Europa 32
Roberta Dassie: Con Mandele finirà anche un sogno? 34

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Bomba o non bomba, arriveranno a Roma? I Forconi, naturalmente

di Eugenio Orso & Anatolio Anatoli

Bomba o non bomba, violenza o non violenza, provocazione o non provocazione, arriveranno a Roma? I Forconi, naturalmente …

protesta 9 dicembre
Ci è venuta in mente una vecchia canzone di Antonello Venditti, che appartiene a un’altra epoca della storia patria, turbolenta fin che si vuole ma meno infelice dell’attuale. La gente ci amava, e questo è l’importante/ Regalammo cioccolata e sigarette vere/ Bevemmo poi del vino rosso dalle mani unite/ E finalmente ci fecero suonare/ E bomba o non bomba noi siamo arrivati a Roma, insieme a voi (1978, Bomba o non bomba, LP Sotto il segno dei pesci). Un buon refrain, che conserva ancora qualche validità, nonostante il cambio di millennio, per la protesta che attraversa l’Italia e che prima o poi cercherà di arrivare alla capitale, posizionandosi a ridosso dei “palazzi del potere”. Alcuni , come Ferro e Chiavenago, sono contrari “a marciare su Roma” e dentro la capitale mercoledì 18 dicembre. Altri, come il pontino Calvani, non sembrano rinunciare. La prima calata a Roma di parte dei Comitati 9 dicembre sarà un’incognita, con esiti incerti e sviluppi imprevedibili. Sotto il fuoco dei media di sistema, dei politici servi e corrotti, dei sindacati gialli, a rischio d’infiltrazione da parte di provocatori (non stiamo pensando ai soliti centri sociali, o a casa Pound), riusciranno i nostri eroi – detto senza ironia – a superare gli sbarramenti “bomba o non bomba”?

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La lunga notte dell’euro

Il numero settembre-ottobre di Italicum . Scaricalo dalla pagina dei downloadsItalicum_2013_0910-Pagina001

Editoriale
Luigi Tedeschi: A che serve l’Europa ?    2

FOCUS
Marco Della Luna: Finanziaria Letta, macellazione halal     4
Eugenio Orso: Agosto, statale mio non ti conosco    6
Gian Luigi Cecchini: Per una strategia di riconquista della dignità nazionale    8
Carlo Bertani: Noi,voi, loro. E la necessaria rivoluzione    11
Augusto Sinagra: Diversamente italiano    14

Cultura
Costanzo Preve: Controstoria critica del liberalismo e della democrazia     16
Adriano Segatori: La fine della ragione e l’avvento dell’incubo     21
Luca Leonello Rimbotti: La rivoluzione romantica di Richard Wagner     23

Attualità
Mario Porrini: La rinascita della Patria     25
Laura Gardin: Matteo Renzi: Solo chiacchiere e nessun costrutto?    26

Esteri
Claudia Regina Carchidi: Il Delfino Maduro nel post – Chavismo?    31
Agostino Fusar Poli: Geopolitica: uscire dalla sudditanza atlantica    32
Roberta Dassie: La guerra dimenticata: Un crimine invisibile contro l’umanità    33

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